Venerdì, 16 Novembre 2012
(Frase tratta dalla canzone ‘Manifesto’
di Daniele Silvestri)
Avrete sentito tutti parlare
delle manifestazioni avvenute due giorni fa. Proprio il 14 Novembre, nella
giornata che è stata ribattezzata “Eurostrike”, si sono susseguiti cortei e
manifestazioni in tutta Europa, così come in tutta Italia. Non poteva mancare
all’appello Roma, dove, come abbiamo sentito in numerosi telegiornali, c’è stata
una vera e propria guerriglia che è in pochi attimi è diventata la protagonista
della giornata.
Non oso mettere in dubbio i
numerosi scontri avvenuti tra studenti e polizia, ma ci tengo a specificare che
questi hanno avuto luogo solo verso il primo pomeriggio, dopo un’intera
mattinata di cortei pacifici.
Io ero lì, a manifestare con
la mia scuola contro il ddl aprea, non per perdere un giorno di scuola
inutilmente, come molti pensano in occasioni del genere, ma perché credo che
questa legge possa nuocere gravemente alla scuola che, a mio avviso,
rappresenta l’istituzione statale più importante perché è il primo nucleo
sociale nel quale ognuno di noi impara a rapportarsi con gli altri al di fuori
della famiglia.
Dopo aver velocemente
affrontato delle questioni interne alla scuola, dalla sede centrale ci siamo
diretti, con la metropolitana, a Piramide, da dove sarebbe iniziato il corteo
degli studenti. Un altro, con cui poi ci saremmo uniti e che era formato anche
dai docenti, sarebbe invece partito da Piazza della Repubblica.
Usciti dalla stazione
metropolitana ciò che abbiamo visto mi è sembrato a dir poco stupefacente,
anche perché era la prima volta che scendevo in piazza a manifestare. Essere lì
non è la stessa cosa che seguire questi eventi alla televisione. Dal vivo è tutto
così reale e si è sicuri dei propri occhi mentre, invece, l’obiettivo di una
telecamera o le parole ben articolate di un giornalista fanno cadere nella
finzione.
Nonostante inizialmente
andassimo molto lentamente, per non correre il rischio di mescolarci con altre
scuole, abbiamo subito iniziato a farci sentire con cori e a mostrare
striscioni. Da Piramide abbiamo proseguito verso il Colosseo passando per Via
dei Fori Imperiali, continuando ad intonare cori, alternando alla lunga
camminata delle veloci corse _ecco, queste, non essendo una tipa sportiva, le
sconsiglio vivamente_ e attirando l’attenzione di tutta quella gente che, per
impossibilità o scelta, non era potuta scendere in piazza con noi. Giunti nei
pressi del Colosseo ci siamo uniti con il corteo dei lavoratori, nel quale
erano presenti anche alcuni docenti della mia scuola. Questo credo sia stato il
momento più bello, del quale però nessun telegiornale accenna: gli studenti con
i professori e gli altri lavoratori erano insieme, a manifestare, per delle
idee comuni. Questo è stato il punto di incontro fra le reminiscenze di un
periodo più luminoso ormai passato, un presente incerto e di un futuro sempre
più buio. Mi sono sentita parte di un qualcosa che, a mio avviso, era più di
una semplice manifestazione.
Essendo rimasti fermi per un
bel po’ di tempo davanti al Colosseo e per paura di essere ostacolati dal
previsto sciopero degli autobus, un gruppo di persone della mia scuola ed io
abbiamo preferito andarcene.
Abbiamo, dunque, proseguito
per piazza Venezia, cioè fino a dove si susseguivano le più svariate tipologie
di cortei, che era circondata da camionette e poliziotti armati di manganelli.
Siamo arrivati in Via del
Corso da dove, guardando verso l’Altare della Patria, potevamo riuscire a
intravedere solo nuvole di fumo: ci siamo defilati giusto un attimo prima che
iniziassero gli scontri.
Ma chi è che ha organizzato
questi scontri? Come mai la polizia era già ‘ai posti di combattimento’ anche
quando la manifestazione non dava ancora segni di violenza? E perché, solo in
seguito, sono stati attestati i lanci di bombe carta verso gli studenti dal
Ministero?
Ci vogliono tappare le
bocche e tarpare le ali, ma noi ci faremo sentire.
© Le foto sono state scattate da me e da alcune mie amiche
Bi
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