Il mondo è
bello perché è vario. Come una biblioteca: da una parte le storie d’amore,
dall’altra i romanzi d’avventura, fino ad arrivare a fantasy e gialli.
Penso anche che
ogni persona sia come un libro. Nasce bianco, si forma e cresce e accumula
tante esperienze, modellate in tante letterine e divide la sua vita in svariati
capitoli differenti fra loro.
Penso che le
pagine rappresentino i giorni e, perché no, il titolo sia semplicemente il
nostro nome.
Anche noi, come
i libri, abbiamo una copertina che tutti possono vedere, ma solo chi legge
dentro di noi impara a conoscerci.
Penso che gli
altri libri siano quelle persone che ci sono quasi da sempre o che, comunque,
anche se giunti da poco, non se ne andranno mai. Rimarranno con noi tra gli
scaffali anche quando saranno impolverati o quando il bibliotecario, tentando
di afferrarci ci farà cadere sul pavimento gelido e lucido dell’edificio.
Penso, invece,
che le altre persone, quelle che ci incontrano, che ci parlano, quelle che però
siamo destinate a lasciare, siano in realtà, i clienti della biblioteca. Ci
prendono, ci conoscono e magari ci piacciono anche, ma non sono libri e, finito
il periodo di custodia, ci riportano fra gli scaffali e la gente di sempre.
Ognuno di questi clienti lascia sempre qualcosa in noi. C’è chi si dimentica un
segnalibro o chi lascia un’orecchia nell’angolo della pagina, chi sottolinea
qualcosa o chi fa dei segnetti a matita su di noi, altri ancora sbatacchiandoci
ci rompono un po’, staccandoci la copertina o strappando pagine: l’importante è
sapere che se verremo danneggiati, ci penserà il bibliotecario a rimetterci in
sesto.
Penso, però,
che anche noi lasciamo qualcosa agli altri, nelle frasi belle che leggono e che
poi si appuntano su un foglietto, su un diario o che fanno diventare ‘link’ su
Facebook.
Per questo amo
i libri: non solo perché mi lasciano un qualcosa dentro che non si spegnerà
mai, perché sono i miei amici anche quando tutto va male o perché mi permettono
di immedesimarmi in altra gente o cambiare vita, ma perché penso che siano come
noi.
A volte, però,
penso anche che penso troppo.
Beatrice
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